Vacchetti Emilio Alessandro
VACCHETTI EMILIO ALESSANDRO
(Carrù, 11 febbraio 1880 – Carrù, dicembre 1964)

BIOGRAFIA E OPERE
Vacchetti Emilio Alessandro, terminate le Scuole Elementari, si trasferì a Torino andando ad abitare presso il fratello maggiore Ignazio che già viveva colà, e trasferendosi poi negli anni successivi, presso il fratello Pippo che giunto in città, aveva iniziato a frequentare i corsi dell’Accademia Albertina di Belle Arti. A Torino, Emilio frequentò le Scuole Tecniche arricchendo il suo bagaglio culturale. Iniziatosi alla pittura sotto l’entusiasmo del fratello, frequentò i corsi di figura presso l’Accademia Albertina, dove ebbe a guida: Paolo Gaidano e Giacomo Grosso. L’ambiente artistico torinese fu una robusta costola sulla quale s’innestò la voglia e la capacità di esprimersi di Emilio. Per pagarsi le lezioni, andò a lavorare come apprendista litografo da Salussolia e in seguito da Doyen, specializzandosi nella tecnica cromolitografica. Attratto dalla caricatura, divenne collaboratore del “Pasquino” e del “Numero” giornali umoristici dei quali era grande animatore il più giovane dei fratelli Colmo: quell’Eugenio soprannominato “Golia” per la sua statura. I suoi fogli erano firmati: “Miliass” (Emilio in piemontese dispregiativo) o “Barot” (pertica) poiché giovanissimo, era alto e magro; soprannome che gli era stato affibbiato dall’amico di famiglia Matteo Olivero, verso il quale egli nutrì sempre grandissima stima e mantenne rapporti di grande amicizia. Agli inizi del novecento, assieme al fratello Sandro lavorò per il cinema, realizzando oltre quattrocento manifesti. Dopo aver partecipato alla prima guerra mondiale, riprese a lavorare come litografo e pittore, realizzando studi d’interni. Il 23 aprile del 1919 in Torino, Enrico Scavini depositò il marchio: “Ludus Est Nobis Costanter Industria” disposto in un cerchio, il cui acronimo “Lenci” fu depositato il 22 luglio 1922. L’azienda sita al n° 5 di via Marco Polo, produrrà giocattoli in genere, mobili, arredi e corredi per bambino. Nacque così il panno Lenci che ben presto divenne famoso per le sue bellissime bambole. Nel 1926 l’azienda inserì a catalogo i fiori in feltro Lenci e l’anno successivo le figure in ceramica, che ben presto divennero ancora più ambite. Emilio, lasciò la Doyen e assieme al fratello Sandro e alla sorella Lina, entrò a far parte del gruppo Lenci dove col tempo ottenne la nomina a Capo del reparto “Pittori di ceramica”. Lì ebbe modo di conoscere diversi pittori (operatori estemporanei) che negli anni successivi furono tra i protagonisti del Novecento; basti citare Giovanni Grande, Giovanni Riva, l’inespresso Gigi Chessa, Giulio Damilano, Massimo Quaglino, Teonesto Deabate e Mario Sturani che Cesare Pavese aveva definito: “ Il mio fratello maggiore”. Nel 1924 fu presente per la prima volta alla Promotrice di Belle Arti di Torino con l’opera: “Sola”; tornerà dopo una lunga pausa nel 1932 con “Anemoni” e “Fresie” e di lì in poi sarà sempre presente sino al 1941. Nel 1928 condusse all’altare una sua compagna di lavoro; l’austriaca Susy Sontag, di ben vent’anni più giovane, che in azienda era specializzata in decorazioni di ceramica e corrispondente con l’estero avendo conoscenza delle lingue tedesco e francese. Con lo scoppio della seconda guerra mondiale, sull’esempio dei fratelli Pippo e Sandro, anche Emilio con la sua Susy (dalla quale non aveva avuto figli) fece ritorno al paese d’origine, e libero da vincoli riprese a dipingere i suoi soggetti preferiti.