Author LOREDANA CARENA

Antonio Fontanesi,  paesaggista dell’Ottocento anticipatore di una pittura contemporanea

Antonio Fontanesi

Antonio Fontanesi

A lungo sconosciuto dal grande pubblico e poco considerato dalla critica, Antonio Fontanesi ( Reggio Emilia 1818 – Torino 1882) è stato un pittore di grande talento, un fine disegnatore, un eccellente acquafortista e un interprete singolare del nuovo alfabeto pittorico del paesaggio romantico.

Seppe tradurre pittoricamente i sentimenti, che travagliavano il romantico animo umano, con un calibrato rapporto tra l’incipiente e travolgente emotività e la visione soffusamente verista del mondo contadino.

Antonio Fontanesi, "La quiete"

Antonio Fontanesi, “La quiete”, 1860, Fondazione Torino Musei

Da qui nacquero i paesaggi  del grande Antonio Fontanesi dal valore lirico ed evocativo e, nel contempo, pre -simbolista in cui il valore dei chiari e degli scuri acquista una valenza narrativa nel rendere efficacemente le variazioni atmosferiche e spirituali.

La ricerca sperimentale continua, che accompagnò il percorso di Fontanesi parallelamente ai viaggi nelle principali città europee, artisticamente innovative e attive, giungendo sino in Giappone per concludersi definitivamente a Torino, è il fattore principale che emerge dalla retrospettiva ospitata al Palazzo dei Musei di Reggio Emilia.

Promossa dai Musei Civici di Reggio Emilia in collaborazione con la Fondazione Torino Musei – Galleria d’Arte Moderna e con la Galleria d’Arte Moderna Ricci Oddi di Piacenza, la mostra, curata da Virginia BertoneElisabetta Farioli e Claudio Spadoni intende offrire un aggiornamento sugli studi critici effettuati sulla figura di Antonio Fontanesi e, in particolare, sull’eredità pittorica da lui lasciata sia tra i suoi contemporanei sia tra le generazioni successive, che si sono confrontate con il genere del paesaggio nelle sue diverse declinazioni  dalle interpretazioni più realistiche a quelle maggiormente simboliste.

Derivazioni della lezione pittorica verista e simbolista di Fontanesi sono state individuate nei lavori di Vittore Grubicy, di Leonardo Bistolfi, di Giuseppe Pellizza da Volpedo, di Angelo Morbelli e, in periodi più recenti, di Carlo Carrà, di Felice Casorati e di Arturo Tosi. Agli Anni Cinquanta del Novecento, in pieno clima Informale, risalgono le importanti interpretazioni critiche di Roberto Longhi e, successivamente, di Francesco Arcangeli, che individuarono una continuità ideale di percorso tra la tradizione ottocentesca e i linguaggi artistici post -bellici. Arcangeli indicò come punti di passaggio fondamentali di questo iter artistico Ennio Morlotti, da lui definito “l’ultimo dei naturalisti”, Mattia Moreni, Pompilio Mandelli per giungere sino alle sperimentazioni materiche di Alberto Burri.

Ennio Morlotti

Ennio Morlotti, “Paesaggio sul fiume” (Adola), 1955, Collezione Barilla, Parma

 

 

INFO: 

“ANTONIO FONTANESI E LA SUA  EREDITA’. DA PELLIZZA DA VOLPEDO A BURRI”, mostra a cura di Virginia Bertone, Elisabetta Farioli, Claudio Spadoni.

Dal 6 aprile al 14 luglio 2019

Palazzo dei Musei, via Lazzaro Spallanzani n. 1, Reggio Emilia

Tel. +39 0522 456477 – 456805

musei@municipio.re.it

www.musei.comune.re.it

 

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