Quadrone Giovanni Battista

QUADRONE GIOVANNI BATTISTA

(Mondovì, 5 gennaio 1844 – Torino, 23 novembre 1898) 

Morgari Pietro

BIOGRAFIA E OPERE

Quadrone Giovanni Battista, di famiglia benestante (suo padre era un imprenditore attivo nel commercio e nella vendita di marmo), poté assecondare le sue inclinazioni artistiche, rinunciando alla redditizia attività familiare, per iscriversi nel 1861 all’Accademia Albertina di Torino, che frequenterà come allievo di Enrico Gamba prima e di Gaetano Ferri poi, segnalandosi subito nei concorsi annuali e vincendo nell’anno del diploma (1868) il primo premio al concorso triennale con la tela Eudoro e Cimodocea nel Colosseo nel momento di essere aggrediti dalla fiera (scena tratta dal popolare romanzo storico Les Martyrs di Chateaubriand). A questa data però aveva già partecipato ed esposto alla Promotrice di Torino (nel 1865 con la tela Vittor Pisani in carcere e nel 1866 con Amleto nel camposanto, ora alla GAM di Torino), seppur con la qualifica di “allievo dell’Accademia Albertina, scuola del cav. Ferri”. Sono anni di fatto in cui è forte l’influenza del suo maestro, legato ancora ad una pittura di genere con scene istoriate, ma che Quadrone seppe in qualche modo mediare ed “alleggerire”, utilizzando dei soggetti letterari o scene in costume dal sapore teatrale, suscitando l’interesse da parte della borghesia e decretandone un immediato successo. Nel 1870 soggiornerà a Parigi, dove frequenterà lo studio di Jean-Léon Gérôme, con l’obiettivo di arricchire la sua esperienza formativa anche con le espressività transalpine: il precipitare degli eventi nella guerra franco-prussiana lo costringeranno però a rientrare in Italia già nell’ottobre dello stesso anno, per poi trasferirsi a Torino. Qui Quadrone metterà a frutto la seppur breve esperienza francese elaborando una pittura precisa e meticolosa, e passando dai soggetti storico – letterari a scene di vita quotidiana in costume, a volte ironici o eccessivamente teatrali, tanto da essere successivamente definito il “Meissonnier italiano”. Sono di questo periodo infatti le opere Un giullare, esposto alla Promotrice di Torino nel 1871, Soliloquio, esposto alla Promotrice di Torino nel 1875, Uff, com’è dura, o Ah, briccone! queste ultime del 1874 ed esposte entrambe a Firenze alla Galleria d’arte di Luigi Pisani, con cui aveva sottoscritto un contratto biennale (poi tacitamente rinnovato), che portò i suoi dipinti a raggiungere in poco tempo (grazie all’oculata gestione del mercante fiorentino) valutazioni assai elevate.

 

 

 

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