Palizzi Filippo
PALIZZI FILIPPO
(Vasto, 16 giugno 1818 – Napoli, 11 settembre 1899)

BIOGRAFIA E OPERE
Palizzi Filippo, nel 1836 poté raggiungere il fratello Giuseppe a Napoli e l’anno seguente fu ammesso alla Reale Accademia di belle arti di Napoli. Quando Filippo arrivò all’Accademia, la cattedra di paesaggio era tenuta da Gabriele Smargiassi, proveniente da una benestante famiglia reazionaria di Vasto, in conflitto con la famiglia Palizzi, di idee carbonare. Anche per divergenze artistiche, Filippo abbandonò l’Accademia solo qualche mese dopo la sua ammissione; i motivi di tale scelta furono esplicitati anni dopo, intorno al 1862, in un saggio polemico dal titolo Un artista fatto dall’Istituto di Belle Arti, scritto subito dopo aver abbandonato una commissione incaricata di riformare l’Istituto. Abbandonata l’Accademia, Filippo iniziò a frequentare lo studio del pittore abruzzese Giuseppe Bonolis, che indirizzava i suoi allievi allo studio del vero. Insoddisfatto, intraprese uno studio personale sul tema “ritrarre animali dal vero”. Nel 1839 espose per la prima volta un quadro nell’esposizione biennale al Reale Museo borbonico, uno Studio di animali, n. 152 del catalogo, che venne acquistato dalla duchessa di Berry. Il 25 ottobre 1842 intraprese il suo primo viaggio all’estero, fino a Galați, chiamato dal principe Maronsi per insegnare pittura al figlio, in Asia Minore. Dopo due anni Filippo tornò a Napoli. S’interessò agli avvenimenti risorgimentali nel regno delle Due Sicilie intorno al 1848, come manifestato dai dipinti Sera del 18 febbraio 1848 a Napoli e Barricate del 15 maggio 1848. Nei primi anni Cinquanta Filippo meritò una medaglia d’argento, ex aequo con l’Achille Vertunni, dall’Accademia di belle arti di Napoli e uno stipendio che permetteva ai due pittori di studiare a Roma. Francesco De Bourcard, editore svizzero amante di Napoli, ideò una raccolta di acqueforti, tirate a torchio e colorate a mano, che raffiguravsno scene di vita popolare napoletana, Usi e costumi di Napoli e contorni descritti e dipinti. De Bourcard si interessò della parte letteraria, mentre il Palizzi con altri pittori e disegnatori, si occupò di quella artistica. Si trattava di testi cui si accompagnavano cento litografie (di cui lui ne realizzò 49), in tiratura limitata di 100 copie. La raccolta diventò subito introvabile e ancora oggi è impresa ardua riunire tutte le tavole, per una mostra. Nel 1855 si recò dal fratello Giuseppe a Parigi, in vista dell’Esposizione universale. Qui Filippo conobbe artisti francesi, tra cui paesaggisti della scuola di Barbizon. Al ritorno dalla Francia Palizzi a Firenze incontrò Giovanni Fattori e altri pittori che avrebbero dato vita al movimento dei macchiaioli, ai quali mostrò gli studi dei barbizonniers che aveva portato dal recente viaggio a Parigi.