Torino città d’arte e di design: le figure chiave dal dopoguerra ad oggi

Dopo la fine della Seconda Guerra Mondiale, l’Italia iniziò un periodo di crescita economica senza precedenti che portò all’aumento della ricchezza e del potere della nascente classe borghese. Questa borghesia cercò di affermare il proprio status sociale attraverso l’acquisizione di opere d’arte e di arredamenti di lusso, con la necessità di case ben arredate per ripartire con ottimismo verso la rinascita del paese. In questo contesto, Torino si rivelò una città significativa per l’arte e la cultura in Italia. Emerse una generazione di antiquari, designer e architetti che, collaborando tra loro, contribuirono a creare un’atmosfera di creatività e innovazione. Tra questi, spiccano figure di grande talento artistico come Pietro Accorsi e Giuseppe Rossi, che proposero arredamenti molto raffinati con collezioni tematiche di opere d’arte. Durante questo periodo, ci fu un fervente e competente interesse da parte dei collezionisti, che portò alla creazione di alcune delle più importanti collezioni d’arte, come quelle di Riccardo Gualino, Giovanni Agnelli, collezione Cerutti Rivoli.

Due mostre hanno svolto un ruolo fondamentale nella valorizzazione della cultura dell’arredamento. Nel 1937, voluta da Vittorio Viale con la partecipazione di esperti come l’antiquario Pietro Accorsi, Midana, Rovere e Telluccini, la Mostra del Barocco Piemontese dal 1620 al 1700 tenutasi a Torino fu un evento culturale di grande importanza. Richiamò su di sé l’attenzione del mondo antiquario internazionale, fu allestita in tre sedi storiche: Palazzo Reale, Palazzo Madama e la Palazzina di Stupinigi. La mostra contò, in cinque mesi, oltre trecentomila visitatori. Invece, la mostra “Il mobile Standard” del 1946, inaugurata alla Pro Cultura Femminile di via Cernaia 11 e alla quale parteciparono artisti del calibro di Ettore Sottsass, Passanti e Romano, contribuì a creare una maggiore consapevolezza e un rinnovato interesse per la storia dell’arredamento, spingendo la nascita del design italiano dell’arredamento a seguito della necessità di ricostruzione post-bellica. Anche gli architetti e i designer d’interni, come Carlo Mollino, includevano spesso nell’arredamento pezzi da loro stessi creati.

Come scrisse Gabetti nel 1991, “non avevamo alcuna repulsione rispetto ai nostri mobili di casa, ci pareva di lavorare senza pregiudizi né verso il vecchio né verso il moderno”. Molti architetti convertiti al nuovo verbo contribuirono a produrre nuovi progetti sia nel campo edilizio che in quello dell’arredamento. A quell’epoca, vigeva una legge che obbligava gli impresari a investire parte del costo dell’edificio in opere d’arte per abbellire le strutture. Così, molti androni a Torino contenevano capolavori, sculture di autori come Nerone Patuzzi (Pisa, 31 agosto 1937 – Parigi, 7 novembre 1996), lampade e lampadari di produzione muranese. Una notevole testimonianza è la scultura di Franco Garelli all’esterno del caseggiato di Corso Massimo D’Azeglio angolo Via Monti. Fra i più noti architetti, antiquari e arredatori del passato citiamo con particolare interesse: Carlo Mollino è stato uno dei più influenti architetti e designer di interni a Torino nel secondo dopoguerra. La sua opera ha segnato un’importante svolta nell’evoluzione dell’architettura e dell’arredamento della città. Nato a Torino nel 1905, Carlo Mollino è stato un artista versatile, con interessi che spaziavano dall’architettura al design, alla fotografia e al cinema. Nel dopoguerra, ha creato alcuni dei suoi lavori più iconici a Torino, come la celebre casa-villa Zaira e il ristorante “Il Rendez-vous des amis”. Le opere di Carlo Mollino si caratterizzavano per l’uso di materiali nobili, come il legno e il marmo, e per una particolare attenzione ai dettagli, che conferivano un’aura di eleganza e raffinatezza ai suoi progetti. Inoltre, Carlo Mollino integrava spesso nell’arredamento pezzi da lui stesso creati, dando vita ad ambienti unici e originali. Carlo Mollino non solo si occupava dell’aspetto estetico degli edifici, ma anche della loro funzionalità e del comfort degli abitanti. La sua attenzione al benessere psicologico e fisico dei fruitori dell’architettura lo portò a sviluppare soluzioni innovative, come il riscaldamento a pavimento e il controllo automatico della luce e della temperatura. Inoltre, Carlo Mollino fu un importante riferimento per la generazione di architetti e designer che lo seguirono, grazie alla sua capacità di sperimentare e innovare senza mai perdere di vista la tradizione. La sua opera ha influenzato molti artisti e professionisti dell’epoca, dando vita a una vera e propria scuola di architettura e design torinese.

Pietro Accorsi è stato uno dei più noti antiquari italiani, personaggio al cui nome da memorabile tempo s’accompagna ormai un alone di leggenda, nato a Torino nel 1891. La sua vita è stata dedicata alla ricerca di opere d’arte, che lo hanno reso famoso sia in Italia che all’estero diventando un punto di riferimento per l’antiquariato internazionale. Pietro Accorsi ha collaborato con le autorità per ricomporre importanti opere d’arte smembrate e disperse sul mercato, come il Polittico di Bianzè di Defendente Ferrari, ora esposto al Museo Borgogna di Vercelli. Inoltre, ha gestito la vendita di opere celebri come la Pietà Rondanini di Michelangelo, che ora fa parte della collezione del Castello Sforzesco di Milano. Nel 1935, su mandato dell’Ente e del Museo di Palazzo Madama di Torino, Pietro Accorsi ha acquistato la Collezione Trivulzio Belgioioso di Milano, che comprendeva il Ritratto d’uomo di Antonello da Messina, oggi presente nel Museo Civico d’Arte Antica di Palazzo Madama a Torino. Dopo la Seconda Guerra Mondiale, Pietro Accorsi si è sempre più dedicato all’antiquariato internazionale e ha ricevuto importanti incarichi, come il riordino dell’arredamento del Palazzo del Quirinale a Roma. Successivamente, l’intera collezione è stata destinata a diventare il Museo di Arti Decorative Accorsi-Ometto. Dopo la morte di Accorsi nel 1982, l’intera collezione è stata donata alla Fondazione Pietro Accorsi, presieduta da Giulio Ometto, con cui Pietro Accorsi aveva collaborato per anni. Tra i pezzi più significativi della collezione ci sono una serie di mobili del noto ebanista Pietro Piffetti, mobili italiani e francesi, oggetti d’arte risalenti ai secoli XVIII e XIX, bronzi, argenti, oggetti di virtù, tabacchiere in oro, porcellane e maioliche italiane, europee, cinesi e giapponesi, pregiate sculture in legno e marmo e dipinti di artisti italiani e stranieri. Il museo è aperto al pubblico e rappresenta una visita interessante per chi ama l’arte e la cultura.

Giuseppe Rossi (1914-1989) è riconosciuto come uno dei più grandi collezionisti italiani del dopoguerra nonché un prestigioso antiquario. Nel corso degli anni ha acquisito opere da collezioni come quelle di Re Umberto II e della famiglia Walter Rothschild. Antichita’ Giuseppe Rossi Torino grazie al suo occhio esperto, costituì una delle più importanti collezioni del XX secolo di arti decorative settecentesche.

In linea con i desideri della sorella Maria Luisa Rossi, si tenne un’asta di beneficenza chiamata “Works of Art from The Giuseppe Rossi Collection“, in cui furono proposte opere che ripercorrevano l’evoluzione dello stile, del gusto e del design europeo nel corso del XVIII secolo, dal barocco al neoclassicismo. In totale furono messi all’asta 148 lotti che andarono dispersi, e il ricavato dell’asta sostenne importanti opere di beneficenza a Torino, tra cui la Scuola Artigiani Restauratori (SERMIG), voluta da Maria Luisa Rossi. La scuola è nata nel 1994 con l’intento di riscoprire antichi mestieri e offrire nuove opportunità di sviluppo per le nuove generazioni. L’edificio si estende tuttora su una superficie di circa 2.400 mq, comprende aule multimediali e laboratori d’arte e restauro dove si svolgono lezioni pratiche su arredi lignei, pittura murale, ceramiche storiche, vetrate, mosaici artistici, dipinti su tela e tavola.

Gilberto Zabert, classe 1926, fu tra i più noti antiquari torinesi. Fu consulente per tribunali, assicurazioni e banche, stimato negli ambienti che contavano, amico tra gli altri del grande critico Federico Zeri, dell’ex direttore del Museo del Louvre Pierre Rosemberg e del direttore del Metropolitan Museum di New York, Everet Fahy. Gilberto Zabert fu arredatore delle case più eleganti ed è stato spesso incaricato di incrementare le collezioni per nomi importanti, non esclusi quelli dell’entourage di casa Agnelli. Aprì il primo studio a 29 anni in via della Rocca 21. Successivamente, aprì lo studio di piazza Maria Teresa e la Galleria Gilberto Zabert di piazza Camillo Benso di Cavour 10, nella quale furono allestite negli anni più di 40 mostre, tutte accompagnate da eleganti cataloghi.

Antichità Enrico Questa fu fondata nel 1963 e si specializzò in oggetti d’arte antica come maioliche e porcellane. Il fondatore, il Dott. Enrico Questa Torino , iniziò a commerciare con questi oggetti negli anni ’60 e acquisì grande esperienza nel campo dell’arte antica e dell’antiquariato. Enrico Questa fu un personaggio di grande intuizione che, in cinquant’anni di carriera, seppe coniugare il commercio con il collezionismo, scegliendo sempre opere di notevole livello. La sua attività specialistica rivolta all’ambito delle maioliche e porcellane lo portò spesso a prestare opere di valore per mostre, musei ed esposizioni e a conservare per la sua raccolta privata i pezzi più esclusivi e interessanti. La vendita di Sotheby’s del gennaio 2005 in Italia presentò la splendida collezione privata di Antichità Enrico Questa, composta da oltre 500 lotti di oggetti rari e di pregevolissima fattura. Sotheby’s ebbe l’onore di disperdere questa collezione unica nel suo genere. Questi pezzi furono selezionati con passione e discernimento da Antichità Enrico Questa nel corso di decenni, grazie alla sua grande cultura e competenza. La collezione comprendeva il meglio delle manifatture di maioliche e porcellane del ‘700, tra cui porcellane di Doccia, porcellane di Meissen, ceramiche di Torino Rossetti, porcellana di Vinovo e porcellane Capodimonte.

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