Galvano Albino
GALVANO ALBINO
(Torino, 16 dicembre 1907 – Torino, 18 dicembre 1990)

BIOGRAFIA E OPERE
Galvano Albino, è stato un pittore, storico dell’arte e filosofo italiano. Dal 1927 al 1930 frequenta la “scuola di via Galliari” animata dal pittore Felice Casorati. Nel 1945 fonda, insieme a Franco Antonicelli, l’Unione Culturale di Torino. Promuove, dal 1948, il MAC, Movimento Arte Concreta, assieme a Gillo Dorfles, Nino Di Salvatore, Gianni Monnet, Bruno Munari, Filippo Scroppo, Atanasio Soldati. Docente di pittura presso l’Accademia Albertina del capoluogo piemontese, poi professore di filosofia al liceo classico Vincenzo Gioberti e al liceo scientifico Galileo Ferraris, fu anche critico d’arte, fondatore nel 1946 della rivista Tendenza. Partecipa 4 volte alla Quadriennale di Roma e a 6 edizioni della Biennale di Venezia precisamente quelle del 1930, del 1948, del 1950, del 1952, del 1954 e del 1956. Alla metà degli anni Cinquanta la pittura del G. si aprì a ricerche segniche e gestuali di impronta informale (Thaumasie, telos, thanatos, 1955: Torino, Galleria d’arte moderna e contemporanea; Le diable a besoin des hommes, 1956: ibid., collezione privata), che furono presentate in una sala personale alla Biennale di Venezia del 1956 – con testo in catalogo di G.C. Argan – e l’anno seguente, su invito di C.L. Ragghianti, alla galleria La Strozzina di Firenze. Alla fine del decennio, in una serie di dipinti dedicati all’iris e concepiti come omaggio a S. Mallarmé, si avviò il recupero, in un primo tempo allusivo e indiretto, della figuratività, nell’intento di trasformare i “feticci” astratti in “emblemi” di un’araldica che guardava al barocco e al gusto art nouveau (A. G., 1979, p. 20). I due volumi pubblicati dal G. negli anni Sessanta, Per un’armatura (Torino 1960) e Artemis Efesia. Il significato del politeismo greco (Milano 1967) sono opere difficilmente classificabili, che attingono alla storia delle religioni, alla filosofia, alla psicoanalisi e all’antropologia per approfondire la riflessione sulle istanze della ragione e dell’irrazionalità, con richiami, in quegli anni inattuali nella cultura italiana, al pensiero di Nietzsche e di O. Spengler, di C.G.