Giambattista Tiepolo
GIAMBATTISTA TIEPOLO
(Løten, 12 dicembre 1863 – Oslo, 23 gennaio 1944)

BIOGRAFIA E OPERE
Giambattista Tiepolo, Pittore, disegnatore e incisore. Attivo a Venezia, dal 1750 al ’53 a Wiirzburg e poi dal 1762 fino alla morte presso la corte spagnola a Madrid.
La sua prima formazione artistica si svolse, dal 1710 circa, nella bottega di Gregorio Lazzarini, pittore eclettico, capace di unire i differenti insegnamenti della tradizione veneziana, da cui apprese, oltre che i primi rudimenti, il gusto per il grandioso e teatrale nelle composizioni. Ben presto si diresse verso la cosiddetta pittura “tenebrosa” di Federico Bencovich e di Giovanni Battista Piazzetta. Oltre che ai contemporanei il suo studio si rivolse ai grandi del Cinquecento veneto, Tintoretto e Paolo Veronese, così come all’opera di Jacopo Bassano.
Nel 1715 iniziò a dipingere i cinque soprarchi della chiesa veneziana di Santa Maria dei Derelitti (Ospedaletto), con figure accoppiate di apostoli, dal violento chiaroscuro e dai toni cupi. In questi anni Tiepolo lavorò anche per il doge in carica, Giovanni II Corner, eseguendo nel suo palazzo soprapporte, quadri e ritratti tra cui quello di Marco Cornaro (1716 circa), primo doge nella famiglia, e quello dello stesso Giovanni, entrambi dai toni caldi e chiari, rifacendosi ai modi di Sebastiano Ricci. Nello stesso anno lavorò all’affresco dell’Assunta nella vecchia parrocchiale di Biadene mentre, il 16 agosto, espose alla festa di San Rocco il bozzetto della Submersio Faraonis.
Al 1717 risale la prima menzione dell’artista nella Fraglia dei pittori veneziani. Nello stesso anno quattro incisioni del libro il Gran teatro delle pitture e prospettive di Venezia furono riprese da suoi disegni. Del 1719 è il Ripudio di Vasti, ora in collezione privata a Milano. Il 21 novembre dello stesso anno sposò segretamente Maria Cecilia Guardi (1702-1779), sorella dei pittori Francesco Guardi e Giovanni Antonio Guardi: un matrimonio che sarebbe durato più di cinquant’anni. Da questa unione nacquero almeno dieci figli, tra cui Giandomenico e Lorenzo Baldissera che lavoreranno come suoi assistenti. La coppia risiederà inizialmente nella casa del fratello maggiore Ambrogio nei pressi di Santa Ternita.
Tra il 1719 e il 1720 eseguì la decorazione a fresco nel salone del primo piano della villa Baglioni a Massanzago. Questa sala è completamente rivestita dagli affreschi che, sfondando illusionisticamente le pareti, creano uno spazio infinito. Sulle pareti è dipinto il Mito di Fetonte mentre nella volta è rappresentato il Trionfo d’Aurora. Con questo ciclo ebbe inizio la collaborazione con il pittore di quadrature Gerolamo Mengozzi detto il Colonna, che dipingerà per Tiepolo negli anni successivi la maggior parte delle decorazioni a finte architetture che inquadrano i suoi affreschi.
Nel 1721 gli fu commissionata la Madonna del Carmine per la chiesa di Sant’Aponal, realizzata dal 1722, consegnata nel 1727 e ora conservata alla Pinacoteca di Brera. Nel 1722 consegnò il Martirio di san Bartolomeo, destinato alla serie a più mani dedicata ai dodici apostoli, per la chiesa veneziana di San Stae, di potente forza espressiva data dal violento chiaroscuro e dalla nettezza del contorno grafico.
Nel 1722 affrescò la Gloria di santa Lucia nella chiesa parrocchiale di Vascon, presso Treviso. Nel 1722 partecipò al concorso per la decorazione della cappella di San Domenico della chiesa dei Santi Giovanni e Paolo, vinto poi dal Piazzetta. Nel 1724, a seguito di alcune modifiche apportate nella chiesa dell’Ospedaletto da Domenico Rossi, dipinse il sopra-arco con il Sacrificio di Isacco, ultimo esempio dei suoi iniziali modi tenebrosi; da quel momento in poi il suo stile si sposterà verso i colori brillanti dai toni chiari immersi in una luminosità solare.
Tra il 1724 e il 1725 lavorò alla decorazione di Palazzo Sandi con il grande affresco sul soffitto del salone dedicato al Potere dell’eloquenza, tema iconografico probabilmente dovuto alla professione del committente l’avvocato Tommaso Sandi; al centro contro il cielo azzurro percorso da nubi sono le figure di Minerva e Mercurio mentre sul cornicione egli rappresentò quattro episodi mitologici: Orfeo che conduce Euridice fuori dall’Ade, Bellerofonte su Pegaso uccide la Chimera, Anfione col potere della musica costruisce le mura di Tebe e Ercole incatena Cercope con la sua lingua. Lo schema compositivo è simile a quello utilizzato da Luca Giordano in Palazzo Medici, con poche figure al centro e molte accalcate ai lati, e resterà tipico di tutta la sua successiva produzione. Ma è lo schiarimento del colore che diventerà suo tratto stilistico inconfondibile, ispirato dalla riscoperta dell’opera di Paolo Veronese. Per lo stesso palazzo realizzò anche le tre tele mitologiche Ulisse scopre Achille tra le figlie di Licomede, Apollo scortica Marsia ed Ercole soffoca Anteo ora in una collezione privata a Castelgomberto.
Probabilmente tra il 1725 e il 1726 realizzò Alessandro e Campaspe nello studio di Apelle, ora al Museum of Fine Arts di Montréal, dalla forte valenza autobiografica e autocelebrativa. Tiepolo infatti riportò in Apelle, il più grande pittore dell’antichità, le proprie sembianze, mentre a Campaspe conferì la bellezza della giovane moglie Cecilia.
Opere di Giambattista Tiepolo

Giambattista Tiepolo, acquaforte, La scoperta della tomba di Pulcinella, Scherzi di fantasia, tav. 16
