Casorati Felice

CASORATI FELICE

(Novara, 4 dicembre 1883 – Torino, 1º marzo 1963)

 

BIOGRAFIA E OPERE

Casorati Felice, dopo la morte del padre nel 1917 si trasferisce con la famiglia a Torino, divenendo ben presto una figura centrale nei circoli intellettuali della città. Stringe rapporti di amicizia con Piero Gobetti, aderendo nel 1922 al gruppo antifascista della “Rivoluzione Liberale”,  per questo viene arrestato e dopo pochi giorni rilasciato. Nel 1923 lo stesso Gobetti gli dedica una biografia. In questi stessi anni apre nel suo studio di Torino la “Scuola di Casorati”, luogo di insegnamento per giovani artisti. Con i suoi allievi espone nel 1929 alla mostra “Casorati fra i discepoli”, accompagnata da un testo di Giacomo Debenedetti in cui sono ricordati, tra gli allievi, Silvio Avondo, Nella Marchesini, Daphne Maugham, Marisa Mori, Andrea Cefaly junior, Sergio Bonfantini, Giuseppina Ferraris, Albino Galvano, Paola Levi Montalcini, Lalla Romano, Riccardo ChiccoNel suo ruolo di insegnante forma artisti come Francesco Menzio, Carlo Levi, Gigi Chessa e Jessie Boswell, che in seguito entreranno a far parte del gruppo dei “Sei pittori di Torino“. Figurano tra i suoi studenti anche i pittori piemontesi Enrico Accatino e Caty Torta, e la pittrice modenese Ida Donati Formiggini, moglie del deputato socialista Pio DonatiNel 1924 tiene una mostra personale alla Biennale di Venezia, accompagnata da un saggio di presentazione del critico d’arte Lionello VenturiNel 1925 figura tra i fondatori della Società di Belle Arti Antonio Fontanesi, con lo scopo di promuovere mostre di artisti italiani e stranieri dell’Ottocento e contemporanei. Tra il 1923 e il 1925 realizza il progetto di recupero del Teatro di Torino con Gigi Chessa e Riccardo Gualino. Da quest’ultimo riceve l’incarico di decorare un piccolo teatro privato in via Galliari assieme all’architetto Alberto Sartoris. Il teatro venne inaugurato nell‘aprile del 1925 e resta aperto fino al 1929. Alla III Biennale delle arti decorative organizzata dall’ISIA di Monza nel 1927 collabora nuovamente con Sartoris per il padiglione piemontese; progetta inoltre l’atrio della Mostra dell’architettura alla Triennale di Milano del 1933. Viene chiamato dalla storica dell’arte Margherita Sarfatti per partecipare alle mostre del Novecento italiano nel 1926 e nel 1929; si mantiene tuttavia autonomo rispetto a questo movimento artistico. Nel 1930 sposa la britannica Daphne Maugham, che frequentava la sua scuola dal 1926; il figlio dei due, Francesco, diventerà a sua volta pittore. Nel 1935 lo studio di Casorati ed Enrico Paulucci ospita la “Prima mostra collettiva d’arte astratta italiana“, comprendente opere di Licini, Melotti e Fontana. Vince il Gran Premio per la pittura alla XXI Biennale di Venezia nel 1938. Riceve riconoscimenti ufficiali anche alle grandi esposizioni di Parigi, Pittsburgh e San Francisco alla fine degli anni trenta.

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