Migliara Giovanni
MIGLIARA GIOVANNI
(Alessandria, 15 ottobre 1785 – Milano, 18 aprile 1837)

BIOGRAFIA E OPERE
Migliara Giovanni, terzogenito di Pietro, ebanista, e di Anna Bandera, studiò pittura con il celebre ornamentarista Albertolli e con Bernardino Galliani, che era specializzato in decorazioni ad affresco e che nel 1804 lo volle come suo aiuto nella decorazione del Teatro Carcano, a Milano. Da queste esperienze trasse grande abilità come miniatore, come paesaggista, come creatore di prospettive e anche come scenografo. La direzione del Teatro alla Scala lo assunse nel 1806 come scenografo: ma dopo quattro anni di collaborazione egli rinunciò all’incarico, per motivi di salute. Fu strappato alla morte dalle amorevoli cure della moglie e riprese a lavorare, dipingendo al cavalletto vedute, su ispirazione dei grandi vedutisti veneziani del Settecento. Oltre alle vedute, dipinse capricci, interni di chiese e di conventi, con arditi tagli prospettici, accentuati da mirabili contrasti di luce. Le dimensioni delle sue opere difficilmente superano i 60–70 cm di lato, e molte hanno dimensioni ancora più ridotte, quando non sono vere miniature. Caratteristico è il suo fixè, che è una miniatura dipinta su seta e poi applicata su vetro. Come altri artisti dell’epoca ha compiuto il suo Grand Tour in Italia: rimase affascinato da Roma e da Venezia, mentre confidò di non aver trovato alcuno spunto di ispirazione a Napoli. La critica del tempo lo ha definito il “nuovo Newton, il signore della luce, colui che rivaleggia con la natura”. Fu accolto come membro da molte Accademie di belle arti. Dal 1812 fu presente alle Esposizioni braidensi e gli giunsero committenze dal re Carlo Alberto, da Maria Cristina di Savoia, dal Granduca di Toscana Leopoldo II, dalla Duchessa di Parma Maria Luigia, dall’Arciduca Ranieri Viceré del Lombardo-Veneto, dal Principe di Metternich. La Corte di Madrid lo invitò nel 1830 per un’importante commessa, legata all’illustrazione di basiliche del paese; ma egli rifiutò, per stare vicino alla propria famiglia. Nel 1829 Alessandria, sua città natale, gli dedicò una medaglia, coniata dal Puttinati. Nel 1840, tre anni dopo la morte, nel loggiato superiore del Palazzo di Brera fu inaugurato un monumento in suo onore, scolpito da Somaini e pagato con una sottoscrizione popolare.