Monete Antiche
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Alcune caratteristiche storiche e cenni storici
Il sistema monetario di Carlo Felice è quello mantenuto in vigore da Vittorio Emanuele I ma nel rovescio lo stemma è inquartato. Carlo felice approvò uno speciale ordinamento per le zecche e ordinò che tutti i punzoni e i coni delle monete, delle medaglie e delle tessere fossero conservati nella zecca. Contrariamente a quanto ritenne il Marchisio, la monetazione di Carlo Felice non ebbe inizio nel 1824 data della morte del fratello, Vittorio Emanuele I. Le monete con date 1821, 1822 e 1823, non furono coniate dopo il 1824. Il Carboneri ha fornito prove d’archivio che questi millesimi di monete furono effettivamente coniati negli anni citati dalla Zecca di Torino. Durante il regno di Carlo Felice furono coniate monete anche nella zecca di Genova e fu completata la serie aurea con la moneta da L. 40.
Con l’ascesa al trono di questo sovrano furono per la prima volta coniate monete d’oro da cento e cinquanta lire, in sostituzione dei pezzi da ottanta e quaranta lire emesse con il suo predecessore. Con l’effige di Carlo Alberto vennero coniate, nella zecca di Genova, monete da ottanta lire di cui si ordinò la rifusione ancora prima di essere in circolazione, essendone stata decretata la sospensione.
Le monete di questo periodo furono tutte opera di Giuseppe Ferraris, nato a Torino nel 1794, che assume l’incarico di capo incisore di quella zecca succedendo al Lavy che fin dal 1796 aveva prestato la sua opera. Iniziò con il pezzo da venticinque centesimi di Carlo Felice per poi continuare con l’intera monetazione di Carlo Alberto e di Vittorio Emanuele II, come Re di Sardegna e, successivamente, come Re d’Italia.
In questo periodo non furono emesse monete d’oro di taglio grosso, cento e cinquanta lire, essendo in circolazione quelle con l’effige di Carlo Alberto coniate in numero rilevante, ma soltanto pezzi da venti e dieci lire in oro, nonché scudi da cinque lire e divisionarie d’argento. Non vennero emesse monete di rame. Le monete furono tutte opera del capo incisore della zecca di Torino, Giuseppe Ferraris, e oltre alle zecche di Torino e Genova, entrò in funzione anche quella di Milano, che negli anni precedenti coniava monete austriache. La zecca di Genova venne soppressa nel 1860.
Umberto I nacque il 14 marzo 1844. Fu Re d’Italia dal 1878 al 1900. Figlio di Vittorio Emanuele II, primo re d’Italia, e di Maria Adelaide d’Austria, regina del Regno di Sardegna. Generoso nel fronteggiare sciagure come l’epidemia di colera a Napoli del 1884 e per la promulgazione del cosiddetto codice Zanardelli, che apportò alcune innovazioni nel codice penale come l’abolizione della pena di morte, fu altrimenti rigido e conservatore in diverse occasioni come l’avallo alle repressioni dei moti popolari del 1898 e l’onorificenza concessa al generale Fiorenzo Bava Beccaris per la sanguinosa azione di soffocamento delle manifestazioni del maggio dello stesso anno a Milano. Azioni queste ultime che gli costarono tre attentati fino a quello che a Monza, il 29 luglio 1900, per mano dell’anarchico Gaetano Bresci, gli sarà fatale.
Numismatico e collezionista, nel 1900 fece pubblicare il primo volume del Corpus Nummorum Italicorum, il catalogo della sua maestosa raccolta di monete italiane. Nel 1911 fu annessa la Libia. A seguito dell’attentato di Sarajevo dichiara la neutralità dell’Italia alla guerra europea, ma nel 1915 dichiara guerra all’Austria. L’armistizio fu firmato nel 1918. Nel 1922 i fascisti, con a capo Benito Mussolini, conquistarono il potere.
Nel 1936 assume il titolo di Imperatore d’Etiopia e durante la seconda guerra mondiale, con l’occupazione dell’Albania aggiunge ai suoi titoli anche quello di Re d’Albania (dal 1939 al 1943). In seguito alla disfatta e alle vicende che seguirono la seconda guerra mondiale abdicò il 9 maggio 1946 a favore del figlio Umberto II. Con l’avvento della Repubblica, nel 1946, Vittorio Emanuele si ritirò in esilio ad Alessandria d’Egitto, dove morì nel 1947.